Numero 28

«Colla 28» si apre con una copertina voluta fortemente quando ancora l’estate era solo un miraggio e, costretti nei nostri appartamenti cittadini, avremmo dato qualsiasi cosa per trovarci al posto della donna dell’illustrazione di Alessandra Di Paola, che l’estate ce l’ha tutta sul balcone.
Tra gli autori del numero, due li conosciamo già bene da tempo.
Giuseppe Zucco è apparso per la prima volta sulle pagine di «Colla» venti numeri e quasi dieci anni fa; nel frattempo, tra le altre cose, c’è stata un’antologia minimum fax (L’età della febbre, 2015) a cui è seguito – sempre per minimum – il primo romanzo (Il cuore è un cane senza nome, 2017). Adesso Giuseppe torna su «Colla» con un racconto, Uccellini, che racchiude tutta la sua inventiva e il suo immaginario, e una protagonista alle prese con una povertà che significa piatti vuoti, oscuri brontolii e fame infinita.
Di Leonardo Malaguti abbiamo seguito con curiosità l’esordio in libreria (Dopo il diluvio, Exòrma, 2018) e il suo approdo su «Nuovi Argomenti». La persona nell’angolo, di cui Leonardo ha disegnato anche le illustrazioni, si svolge durante una di quelle feste di matrimonio che mettono insieme rami di famiglie appartenenti a vite e Paesi diversi. All’interno trovate collezionisti di bomboniere, cicatrici che ricordano incidenti, persone che somigliano a enigmi.
C’è un incidente anche sullo sfondo del racconto di Camilla Marchisotti, Tempi, in cui i versi di Carducci e Montale fanno da accompagnamento agli sforzi di un padre e un figlio per metterselo alle spalle, l’incidente, e provare a ricominciare.
Nel racconto di Giovanni Buttitta, Sul cadavere di Fiona Again, il corpo imbalsamato di un’iconica pornostar è protagonista di un evento che coinvolge fan e televisioni di tutto il mondo. Giuseppe Checchia, con Gourmet, porta alle estreme conseguenze il perfezionismo e l’insicurezza di un pizzaiolo a cui i fichi di Cosenza e le alici di Cetara non basteranno ad allontanare il pensiero di non farcela e deludere il cliente. Chiude questo numero 28 di «Colla» Mi basta il tempo di morire di Silvia Cannarsa, in cui lo studio di una ginecologa che (forse) ascolta cantautorato italiano e (forse) non fa fattura diventa il luogo perfetto per confessare di non essere più la stessa persona che si è stata per quasi trent’anni.
Adesso basta con i preparativi: è arrivato il momento di indossare il costume, mettere da parte un inverno e una primavera un po’ così, e immergersi nel nuovo numero di «Colla».

Francesco Sparacino

Uccellini
di Giuseppe Zucco

Eravamo così poveri che, ogni sera, invece di restare seduto guardando i piatti vuoti, mio padre batteva un pugno sulla tavola, e urlava che ero stata cattiva, ed elencava la lista interminabile delle cattiverie commesse a casa e a scuola, e concludeva che se avevo il male dentro, non c’era altra soluzione, e mi spediva a letto senza cena. Continua a leggere…

La persona nell’angolo
di Leonardo Malaguti

Negli anni ho raccolto centinaia di bomboniere. Matrimoni di amici, parenti, clienti, una volta perfino il matrimonio di un tale che non conoscevo che aveva sbagliato a spedire l’invito. Sono andato lo stesso, non se n’è accorto nessuno. Continua a leggere…

Tempi
di Camilla Marchisotti

Davanti ai tavolini del baretto c’è uno spiazzo quadrato e piano, con qualche panchina, due altalene e una fermata del bus. Di solito a quest’ora, lo spiazzo si riempie di bambini, quelli della scuola elementare Carducci. Continua a leggere…

Sul cadavere di Fiona Again
di Giovanni Buttitta

Mircea è andato fuori a prendere due birre dal furgone e io sono rimasto da solo con il cadavere nudo e imbalsamato di Fiona Again chiuso dentro una teca di vetro. In attesa di Mircea ho sistemato in uno spazio la sagoma di cartone in scala 1:1 di Fiona, ma mi è sembrata troppo decentrata, troppo viva e troppo sola e allora l’ho spostata quasi ai piedi della teca. Continua a leggere…

Gourmet
di Giuseppe Checchia

Per come è fatto lui, al pizzaiolo gourmet piace avere tutto sotto controllo: la lista delle ordinazioni, gli ingredienti sistemati in base ai tempi di cottura; impasti e birre artigianali accuratamente selezionati da produttori che usano materie prime locali, insomma niente malti canadesi, ucraini, ma solo frumenti italiani, accuratamente selezionati. Continua a leggere…

Mi basta il tempo di morire
di Silvia Cannarsa

Me ne stavo seduta ad aspettare il mio turno dalla ginecologa e controllavo le notifiche del cellulare. Continuavo a pensare a tutti i vecchi del mondo che si offendono perché fin dall’alba dell’adolescenza stiamo attaccati ai telefonini. Agli squilli, prima, e ai vocali da sei minuti, adesso. Continua a leggere…