Numero 5

 

 

Esiste una parola strana, dal suono un po’ esotico e un po’ stridente, che descrive quella sensazione provata quando, cercando qualcosa, ci s’imbatte in qualcos’altro d’imprevisto ma estremamente piacevole. Non la userò, quella parola, perché proprio non mi piace, ma non ho potuto fare a meno di pensarla lavorando al quinto numero di Colla.
Alcuni mesi fa Elena Varvello ci mandò un pezzo da pubblicare: non era un racconto, era l’inizio del suo romanzo. Non avevamo mai preso in considerazione un’eventualità simile, ma ci è piaciuta l’idea. E ci è piaciuta talmente che, quando abbiamo saputo della prossima uscita del nuovo romanzo di Claudio Morandini, ci siam messi in testa di pubblicarne un estratto. Rapsodia su un solo tema – Colloqui con Rafail Dvoinikov uscirà nei prossimi giorni nella collana Pretesti di Manni Editori, ma nell’attesa potete gustarvi qui le prime pagine.
Dopo tutto, incidenti, eventi inattesi, fortunati o sfortunati che siano, sono sparsi in giro per tutta la letteratura. Fan muovere la materia e i personaggi, creano situazioni, rompono l’ordine naturale delle cose, danno alla luce storie e le crescono. Possono essere i proiettili vaganti de Il colpo, può essere l’andare ad una mostra nel proprio tempo libero e scoprirci qualcosa di rivelatore come in Trappole per occhi. O può essere il nascere diversi, in un paese già in subbuglio, cercando solo di attraversarlo per tornare a volare nel Catalogo dei baci. Basta andare una sera al lavoro per cambiare il mondo di Un’ora al mese di te, basta trovare un gatto ammalato per segnare La mamma di Sandro.
Potrebbero sembrare eventi tragici, eppure per noi lettori son liete novelle, perché, se Claudio non avesse avvelenato il re di Danimarca, non avremmo l’Amleto.
Serendipità. Ecco, l’ho detto.

 

Catalogo dei baci
di Alessio Arena

Legato mani e piedi com’era stato negli ultimi giorni Ulisse non aveva potuto volare. Tutto quel fieno e quell’odore di marcio, lo tenevano costretto alla compagnia di un giovane palafreniere che abitava dall’altra parte del paese, uno che l’avrebbe tenuto a bada, disse, senza alcuna provvigione, ma per diletto e per curiosità cristiana. Continua a leggere

Rapsodia su un solo tema
di Claudio Morandini

Prefazione (abbozzo n. 2)

Ho sempre trovato avvincente come una trama romanzesca il percorso umano e artistico del compositore russo Rafail Dvoinikov. Negli anni venti, egli si è fatto conoscere in Unione Sovietica come un nervoso distruttore di impalcature accademiche; si è presentato al mondo come uno scontroso antiborghese che, al pari di altre avanguardie di quegli anni, ma con risultati più convincenti e durevoli, ha denudato convenzioni, squinternato tradizioni, buttato all’aria istituzioni e maestri, scrivendo opere di un’offensiva modernità. Continua a leggere

La mamma di Sandro
di Lorenzo Mercatanti

«Lì le mani le metto io, qui è casa mia.»
Bisogna lasciar fare ché poi cambia umore, basta non dirle niente, io torno sui libri e sono subito in difficoltà, la testa tra le mani e allora lei subito a dirmi: «Su, coraggio, molla tutto almeno per oggi – adesso ride – tanto prima o poi imparerai a fregartene di ogni cosa, se non vuoi farti prendere il cervello, o ancora peggio… il cazzo». Continua a leggere

Trappole per occhi
di Mattia Filippini

Dice Herbert Marcuse, nel suo famoso saggio L’uomo a una dimensione, che a differenza dei secoli scorsi, in cui l’uomo ha dovuto conquistarsi a fatica e con l’ingegno le tre dimensioni, prima con i viaggi a cavallo, poi su strada, poi in aereo, poi nello spazio, ora che ha esaurito tutte queste possibilità, dice Marcuse, l’unica dimensione che è rimasta all’uomo è una non dimensione, quella in cui l’uomo non si muove nemmeno, sta seduto davanti alla tv e consuma. Almeno mi pare di aver capito così. Continua a leggere

Ferrante_Il colpo

Il colpo
di Raffaello Ferrante

«Fermi tutti, questa è una rapina!» Minchia, l’ha detto!, penso dentro al passamontagna di lana già inzuppato di sudore acido misto all’odore mentolato del Proraso. L’ha detto per davvero. E gli è pure uscito in tono cazzuto, da film americano. Continua a leggere


Un’ora al mese di te
di Anna Galli

Io e Jan avevamo passato tutta l’estate sulla scala antincendio del centro, dividendoci gomme alla menta e sigarette senza filtro, che arrotolavamo con una macchinetta di plastica nera. Giocavamo a carte e a backgammon e fumavamo, controllando i movimenti degli altri ragazzi e del personale di servizio. Continua a leggere