Numero 17

Editoriale

 

 

 

 

In terza elementare, il mio compagno di classe Claudio mi disse di aver quasi costruito la macchina del tempo. Gli mancava giusto qualche pezzo (introvabile, ma lui ce l’avrebbe fatta) e poi sarebbe stata pronta. Si poteva vedere? Ovviamente no. Ma almeno sbirciare? Ovviamente no. Tuttavia, se avessi scambiato il mio soldino Mulino Bianco con la sua pera inconfutabilmente marcia, magari a breve avrei avuto l’onore di accompagnarlo nel primo viaggio nel tempo della storia. Lui aveva da poco visto Ritorno al futuro, io uno sceneggiato sulla Rivoluzione francese, prendendomi una cotta per la filo-girondina Charlotte Corday, interpretata da Philippine Leroy-Beaulieu. L’idea era quella di fare un salto nel 1793, salvarla dalla ghigliottina, tenerle stretta la mano nel breve viaggio che ci avrebbe riportati sani e salvi fino al 1989 e quindi sposarla. A Catania.
Tutto sommato mi sembrava un piano plausibile.
Tralasciando ciò che la storia ha riservato a Charlotte Corday e la carriera poco entusiasmante di Philippine Leroy-Beaulieu, per quanto ne so io Claudio ora vive tra Texas, Egitto e altri quindici luoghi sparsi qua e là, pilota elicotteri, comanda navi e guadagna un mucchio di soldi. Questo, qualora ce ne fosse bisogno, la dice lunga su chi, tra me e lui, già allora fosse più sveglio.

Mi piace pensare che lo spunto per questo numero tutto speciale sulle invenzioni arrivi inconsciamente proprio dal 1989, e da quella ricreazione che, per molto tempo a venire, mi costò un rifiuto sdegnato per la pera. A sottolineare l’eccezionalità di Colla 17 c’è la collaborazione con quei gran fighi di Zandegù, che fosse dipeso solo da loro sarebbe stato tutto pronto da secoli. Ma noi di Colla abbiamo i nostri tempi e lo dimostra la frase che negli anni ci è maggiormente capitato di scrivere: «Grazie per la pazienza».
Come si dice in questi casi, però, l’attesa non è stata vana.
Le prossime pagine contengono ciò che nemmeno Claudio (che nei miei ricordi è la copia sputata di Marty McFly) e Doc messi insieme sarebbero stati in grado di concepire.
Sei invenzioni degne di apparire nel padiglione giapponese di Expo 2020.
Sei invenzioni capaci di catapultarvi talmente avanti da trasformare l’Iphone 6 in un gingillo da mercatino vintage.
Ovviamente ci sono delle persone alle quali dovreste (dovremmo) dire grazie per tutto questo.
Persone che da domani avrete voglia di stalkerare su facebook (ammesso che non lo consideriate già superato) per le migliorie apportate alle vostre vite: Barbara Di Gregorio, Stefano Amato, Alessandra Racca, Andrea Ferrari, Eleonora Sottili e Marco Lazzarotto. Altrettanto rispetto va però tributato ad Apai, autore della copertina, e ai fantastici illustratori che sono stati capaci di immortalare in anteprima le sei invenzioni: Laura Fanelli, Sicks, Francesco Guarnaccia, Dalia Del Bue, Manfredi Damasco e Sara Flori.
Non vi resta che mettere gli occhialini buoni e andare alla scoperta del futuro.
Grande Giove!

 Francesco Sparacino

Pellefinta
di Barbara Di Gregorio

Hai cominciato a venticinque anni con il roll on da tenere nel frigo per attenuare le borse e le occhiaie; poi sono venuti i sieri per le rughe sottili, le creme antiossidanti, rassodanti, rimpolpanti, i filler; i prodotti, infine, che non promettevano più di correggere i segni del tempo, ma soltanto di dissimularli allo sguardo del prossimo tramite trucchi ottici di rifrazione della luce artificiale e solare: col senno di poi, possiamo definire questi ultimi il rantolo estremo di un’industria votata a un’impresa impossibile.  Continua a leggere…

Strifer. Il solleva tavoletta a riconoscimento (fer)ormonale
di Stefano Amato

Fatto numero uno: è noto che i maschi quando urinano tendono a lasciare abbassata la tavoletta del water, schizzandola di pipì e facendo così infuriare i membri femminili del nucleo familiare. Fatto numero due: detti membri femminili useranno tale inosservanza come arma segreta al primo litigio utile, tanto che non è esagerato affermare che un semplice non-gesto come quello di tenere abbassata la tavoletta del water, sia fra le prime cause di separazione fra persone di sesso opposto. Continua a leggere…

Portachiavi paracadute per chiavi
di Alessandra Racca

Il Portachiavi paracadute per chiavi è un’attrezzatura per scopi civili, ovvero per rendere più civile la convivenza con coniugi, figli, compagni e coinquilini che facilmente dimenticano le chiavi e che sono soliti richiamare dai cortili delle case i suddetti conviventi con il tipico segnale urlatorio esemplificabile con «Ma’, ho dimenticato le chiavi, me le butti?» [* Il vocativo Ma’ (Mamma) può essere sostituito da Pa’ (Papà), amore, o da nomi di persona o diminutivi]. Continua a leggere…

Macchina molteplice per dissipare i cattivi pensieri (e migliorare la qualità dei sogni)
di Andrea Ferrari

Coniuge musone? Adolescenti sbarellati? Mattutini languori? Pianti dirotti? Ora puoi dire basta! Finalmente anche in Italia la famosa Macchina molteplice per dissipare i cattivi pensieri (e migliorare la qualità dei sogni). Pronta alla bisogna, più efficace di un ansiolitico, meno cara di un analista, ecologica, scientifica, di facile funzionamento, occupa poco spazio e genera concrete possibilità di guadagno con la vendita delle proprie risulte.  Continua a leggere…

Sniff Snap
di Eleonora Sottili

Nella produzione commerciale di Sniff Snap l’inventore ha previsto di realizzare il corpo principale della macchina in polietilene sottoposto a laccatura azzurro carta da zucchero, rosa fucsia, verde pisello, bianco guscio d’uovo. Sarà inoltre possibile scegliere la struttura nasale secondo personali inclinazioni: naso a becco di pappagallo, sottile e appuntito, augusteo, fremente e sensuale, stretto e sprezzante.  Continua a leggere…

Skinterest
di Marco Lazzarotto

Ti aggiri tra il dehors e l’interno di questo nuovo locale di San Salvario di cui non ricordi il nome, con un drink sconosciuto che il cocktail designer ti ha messo in mano, e intanto pensi a com’è diventato più facile scopare da quando c’è Skinterest®. Continua a leggere…

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