Numero 6

 

 

Tutti, nel proprio passato, nascondono segreti imbarazzanti. Io a diciassette anni ero più bello, più magro, non prendevo in considerazione il problema calvizie, però ascoltavo gli Oasis. Non è che li ascoltassi e basta, ero una specie di fan. Ogni volta che usciva un nuovo disco i fratelli Gallagher annunciavano al mondo che quello era il migliore che avessero mai fatto. Ogni volta io correvo a comprarlo. In realtà, il nuovo disco era sempre più brutto del precedente. Era una schifezza. Al quinto toccarono il fondo. Al sesto sprofondarono. Liam e Noel, però, imperterriti moltiplicavano i proclami. Dubito che non si rendessero conto di essere definitivamente arrivati al capolinea. Credo invece che quelle dichiarazioni fossero un disperato quanto goffo tentativo di negare almeno a loro stessi l’evidenza. Una reazione naturale alla paura.
Detto questo, me ne frego del precedente gallagheriano!
Il sesto numero di «Colla» è il più bello mai fatto.
E tutti quei discorsi del tipo «certi proclami sono figli della paura»? I chiari sottintesi sull’importanza dell’umiltà? del camminare schiena dritta-testa bassa-parlando sottovoce-chiedendo il permesso-alzando il ditino?
Ho detto che me ne frego!
Il sesto numero di «Colla» è il più bello mai fatto e basta! È più bello del quinto, che a sua volta è più bello del quarto, che a sua volta è più bello del terzo, che a sua volta è più bello del secondo, che a sua volta è più bello del primo, che a sua volta è il più bello di tutti. E non c’è niente che non quadra in questo ragionamento, sia chiaro! Quindi adesso telefonate al fidanzato o alla fidanzata, annullate ogni appuntamento, chiudete a chiave la porta della stanzetta e fiondatevi a leggere i racconti di Dario Voltolini, Giusi Marchetta, Marco Peano, Daniele De Serto, Antonio Senatore e Simone Torino. Avete già perso troppo tempo!

Francesco Sparacino

 

Corso Svizzera 49
di Dario Voltolini

Lui ha cucinato le seppie con i piselli e il pomodoro, e anche dei gamberetti bolliti e sgusciati mescolati freddi a un avocado di provenienza israeliana acquistato giorni prima, duro, e maturato sul mobile della cucina al caldo dell’appartamento Continua a leggere

Alieni
di Giusi Marchetta

È il clacson questa cosa che non smette di pulsare nel suo cervello. Farebbe di tutto per cacciarlo dalla sua testa, ma è solo un suono: non lo può afferrare e tirare via. Così apre gli occhi, pochissimo, facendo passare solo uno spiraglio di luce: c’è un ramo, infilato nel parabrezza. Continua a leggere

Morte d’una cameriera di bar
di Marco Peano

Lei è la cameriera del bar. È la ragazza che la mattina – una coda di cavallo perfetta, il trucco fresco sulla pelle elastica – sorride ai clienti che fanno colazione con cappuccino (Vuole anche un po’ di cacao?) e brioche (Quelle alla marmellata sono finite, mi spiace). Continua a leggere

Rivolta al parco
di Daniele De Serto

C’è qualcosa di sbagliato nella spinta che mi stanno dando. È evidente che non sono in sincronia con l’altra altalena. E pensare che ho armato un tale putiferio per farmi portare qui al parco. Perché non mi fanno andare a tempo con l’altra altalena? Continua a leggere

Carletto, o l’alfabeto greco
di Antonio Senatore

Carletto spingeva la sua vecchia berlina in salita. Sudando copiosamente, ingannava la fatica maledicendo la fortuna avversa. Convinto di essere bersaglio di un malocchio, non si stupì all’apparire dei tre malintenzionati armati di bottiglie rotte, fumi alcolici e pessimo temperamento. Continua a leggere

Provvisorio
di Simone Torino

Nella nuova fabbrica, sappia, è tutto grigio. Grigi i grembiuli, grigio l’acciaio delle macchine, grigi i pezzi, grigio il pavimento e grigia la polvere nell’aria. Non è polvere come quella che ha in casa, questa le mangia i polmoni. Polvere di roccia e metallo. Ed è lei a produrla. Continua a leggere