Trappole per occhi
di Mattia Filippini

Dice Herbert Marcuse, nel suo famoso saggio L’uomo a una dimensione, che a differenza dei secoli scorsi, in cui l’uomo ha dovuto conquistarsi a fatica e con l’ingegno le tre dimensioni, prima con i viaggi a cavallo, poi su strada, poi in aereo, poi nello spazio, ora che ha esaurito tutte queste possibilità, dice Marcuse, l’unica dimensione che è rimasta all’uomo è una non dimensione, quella in cui l’uomo non si muove nemmeno, sta seduto davanti alla tv e consuma. Almeno mi pare di aver capito così.
Al mio banchetto dentro il centro commerciale, di solito, vien della gente che si vede che fan fatica a uscire di casa. Io sto seduto sullo sgabello, vestito con dei colori facilmente riconoscibili, e guardo queste entità che strisciano verso di me, alcune con le famiglie, alcune sole. Sono delle specie di esseri sotterranei, quasi totalmente ciechi, un po’ pallidi e con le occhiaie da radiazioni televisive, che sono usciti dalle loro tane soltanto per necessità nutritive: venir da me a far gli abbonamenti per la televisione a pagamento. In un mondo normale, popolato da persone normali, che fanno delle cose normali, il mio non sarebbe neanche un lavoro. Invece, in questo mondo del sottosuolo, dove le cose funzionano all’incontrario, io spaccio programmi televisivi che suscitano bramosie nella gente.
Domenica, l’unico giorno in cui non lavoro, sono andato alla galleria d’arte che si trova vicino a casa mia, c’era una mostra di un artista di Brescia, volevo proprio vedere che arte girava a Brescia. Nell’unica stanza che componeva la galleria d’arte, tutta pitturata di bianco, c’erano delle sedie, degli sgabelli, dei tavolini di varie altezze sparsi in maniera disordinata, e sopra c’erano appoggiati dei blocchi di ghiaccio più o meno grandi. All’inizio saremo stati in quattro o cinque a guardarci attorno un po’ spaesati, non c’era neanche un foglio con una spiegazione, qualcuno insinuava la fregatura, son sicuro che nella testa di tutti stava passando la frase tipica di un profano davanti a un pezzo di arte moderna, cioè Ero capace anche io di farlo. Poi la piccola stanza si è riempita velocemente di gente, una ventina di persone al massimo, e con il calore dei loro corpi e con il fatto che avevano anche alzato il riscaldamento, il ghiaccio ha cominciato a sciogliersi, ma fin lì niente di innovativo, lo sa anche un bambino che col caldo il ghiaccio si scioglie.
Il centro commerciale è un capannone gigantesco illuminato sempre a giorno, che si trova vicino all’aeroporto, esattamente sulla traiettoria di atterraggio. Ogni quindici minuti i motori a propulsione degli aerei che ci passano sopra sconquassano il centro commerciale, quasi cado dal mio sgabello, e nemmeno la musica tenuta a volumi altissimi riesce a coprire il rumore.
La maggior parte della gente viene a chiedermi gli abbonamenti per vedere più televisione; quelli che non mi chiedono abbonamenti mi scambiano per un centro informazioni, per esempio mi chiedono Scusi, vendete dei pallottolieri moderni (calcolatrici)? Oppure Scusi, mi sa dire quante radiazioni emette questo telefono? Avete le scarpe per la doccia? Quelli che non mi chiedono né abbonamenti né informazioni sono quelli arrabbiati. Di solito arrivano con passo sicuro, li vedi da lontano che sei sulla loro traiettoria, che lo schianto è imminente, ti indicano dalla distanza come a dirti Adesso arrivo e facciamo i conti. Tu hai solo il tempo di inventarti l’ennesima scusa.
Da contratto dovrei dire sempre le stesse cose, principalmente che sono addolorato per questo o quel problema, che si vedrà di risolverlo, ma poi non posso farci niente, mi invento che c’è stata un’esplosione solare e che i raggi magnetici hanno viaggiato velocissimi verso Bologna e hanno messo fuori uso tutti i ripetitori, nessuno se l’aspettava, nessuno ha potuto farci niente. Bisogna averci pazienza.
Dopo, un po’ mi vergogno per queste bugie, dei giudizi spietati che do sull’umanità, mi sembra di aver imboccato la strada di Lombroso che, nel 1891, misurando crani, confrontando orecchie e calcolando pelosità, si era spinto a teorizzare che tra gli animali e gli scaricatori di porto c’era una specie di parentela dovuta soprattutto alla gibbosità. Subito dopo, con il suo sodale Filippo Cougnet, aveva scritto un saggio dal titolo bellissimo di Studi sui segni professionali dei facchini e sui lipomi delle ottentotte, cammelli e zebù.
Poi, dopo, di ritorno dal lavoro sull’autobus, c’era una bambina di tre anni che per scendere alla fermata si era bloccata sulla porta, aveva messo le braccia come due maniglie e si era fatta spostare sul marciapiede da sua madre. Allora avevo pensato che i bambini, per un certo periodo della loro vita, hanno la consapevolezza di esser portati come bagagli a mano viventi, e che nel momento in cui questo non avviene più c’è il discrimine tra essere delle valigie ed essere dei bipedi.
E questi zaini di carne vengono indossati per un lungo periodo soprattutto dalle mamme, anche se Lombroso nello studio su La donna delinquente, la prostituta e la donna normale, sosteneva, in base all’esame delle foto degli schedari del capo della polizia parigina, che alcune donne, come i delinquenti, presentano caratteri distintivi fisici, mentali e congeniti, soprattutto l’alluce prensile, che le rendono poco adatte alla maternità. Goron, il capo della polizia parigina, aveva poi scoperto che per sbaglio aveva mandato a Lombroso le immagini di bottegaie in lista per una licenza.
Quando arrivo a casa mi faccio una doccia. Ultimamente mi sono accorto che non mi lavo mai dietro le ginocchia, che è un posto poco frequentato. Poi accendo un attimo la tv per farmi un’idea sulle cose che trasmettono e sulle balle da raccontare alle persone sul lavoro, stanno dando un film vecchio, Zorro contro Maciste, c’è dentro pure Moira Orfei.
Alla galleria d’arte la situazione si stava facendo imbarazzante. Dopo venti minuti ad aspettare in cui non succedeva niente le persone cominciavano a rimettersi i cappotti. Poi qualcuno, il più furbo degli altri, o magari qualcuno pagato apposta per fare quella parte, ha detto ad alta voce Cosa c’è lì? Allora tutti ci siamo girati a guardare e abbiamo visto che dai blocchi di ghiaccio in via di scioglimento spuntavano dei pezzi di metallo che appartenevano sicuramente a qualcosa di più complesso che si trovava ancora incastrato nella parte solida.
Quest’anno è l’anniversario di Maciste, danno tutti i suoi film in cui combatte contro chiunque e contro qualsiasi cosa, in esclusiva sui nostri canali a pagamento, ho detto al cliente che era venuto a chiedermi se facevano dei bei film, sui canali a pagamento.
Sembrava che i nostri sguardi facessero sciogliere più velocemente il ghiaccio, perché a un certo punto tutta la ferraglia che veniva fuori ha cominciato a prendere la forma di meccanismi a molla tenuti fermi dal ghiaccio, delle specie di tagliole di tutte le forme e dimensioni, alcune dentate altre lisce, come se da un momento all’altro avesse dovuto esplodere tutta l’incredibile energia potenziale dei congegni.
Questo fatto di pagare per vedere ancora più televisione mi fa venire in mente l’evoluzione, e precisamente fare un abbonamento è il riassunto di tutta quell’evoluzione che, dall’uomo delle caverne fino ad oggi, ha spinto a inventarsi dei passatempi con delle regole precise per combattere l’aumento di entropia del sistema, in uno scontro fin commovente, mi vien da dire. Io sto seduto sullo sgabello come al solito, mi si avvicina un cliente, mi dice che quelli che han la nostra età son vivi per culo. Avrà una sessantina d’anni. Si dica quel che si vuole, continua, siam vivi per culo. Per esempio, se si prende in considerazione la prima pagina de Il Bologna di stamattina, e mi fa vedere il giornale, c’è la conferma. Il titolo a quattro colonne mette in guardia contro i giocattoli cinesi, che son glassati con le vernici al piombo. In Cina ai bambini piace così, ciucciarsi i veleni, dice il cliente. È una cultura diversa, dice toccandosi una tempia col dito indice. Per esempio, continua, lo diceva anche il commentatore dei mondiali in Corea, che gli italiani hanno perso contro i coreani perché l’ingrediente tipico della cucina coreana è la cipolla, quando i giocatori avversari sudano puzzano, danno fastidio, non gli si può stare vicini, è impossibile il pressing. Comunque anche i giocattoli che usavamo noi da bambini venivano dalla Cina, eran fatti pure quelli con le vernici al piombo, però nessuno faceva allarmismi, noi lo stesso chissà quanta vernice al piombo ci siamo succhiati. Ma le interessa un abbonamento alla tv? gli chiedo. Io non ce l’ho neanche il televisore, mi risponde.
A un certo punto il ghiaccio era per lo più diventato una pozzanghera sul pavimento della galleria d’arte. Ma da un momento all’altro, quando tutti ci stavamo guardando le scarpe che stavano cominciando a inzupparsi, sono partite delle raffiche di colpi secchi da tutte le parti della stanza, che uno non sapeva minimamente da che parte guardare. Dopo un attimo di smarrimento collettivo, si era capito che il ghiaccio rimasto non era più riuscito a tenere i meccanismi, che erano scattati. In quel momento, da dietro una tenda rossa che separava la stanza principale da uno sgabuzzino, era saltato fuori l’artista, che evidentemente era rimasto lì per tutto il tempo chissà a far che cosa, forse a regolare il termostato, e aveva detto guardandoci fisso Queste sono trappole per occhi.

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