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Los Ingrávidos. Intervista #3 Ainhoa Rebolledo

1) Quanti anni hai, che libri hai pubblicato e come ti guadagni da vivere?
Ho venticinque anni, ho scritto due libri, Mari Klinski e ¡Maldita Sea! – Antropologia de la noche madrileña. Lavoro presso l’ufficio diritti di una casa editrice.

2) Come e quando hai iniziato a interessarti di letteratura? C’è un libro, uno scrittore o un evento della tua vita che ti ha spinto a scrivere?
La mia passione per la lettura è nata quando avevo diciotto anni. Prima ero costretta a leggere i libri che mi imponevano a scuola e li odiavo. Leggevo molte riviste però.
Ho cominciato a interessarmi alla letteratura all’università, in biblioteca. Un libro che mi ha colpito moltissimo è Anversa di Bolaño, un libro di racconti brevi meravigliosi. Vorrei copiarne la struttura o scrivere qualcosa di simile.

3) Puoi raccontarci i tuoi momenti più difficili da scrittrice inedita e come sei arrivata alla pubblicazione?
La verità è che non vorrei pubblicare libri perché mi sembra qualcosa di molto lungo e molto stancante e mi annoia. I due testi che ho pubblicato mi sono stati commissionati. Credo che il mio periodo più difficile come scrittrice inedita sia stato quando mi hanno commissionato i libri e ho dovuto consegnarli: mi sono stancata molto. Non ho mai finito un libro senza avere in programma di pubblicarlo. È come iniziare a costruire la casa dal tetto, lo so, ma è così che vanno le cose.

4) Di cosa parlano Mari Klinski e ¡Maldita sea! ? Come sono nati?
Mari Klinski è la storia delle mie biciclette da quando avevo quattro anni fino ad ora che ne ho venticinque. È un’autobiografia scritta a partire dalle mie relazioni con le biciclette. E l’altro libro è un’autobiografia degli anni che ho trascorso a Madrid studiando all’università. Il fatto è che so scrivere solo di me stessa.

5) Quanto il lavoro degli editor ha cambiato i tuoi testi?
Cristina Fallarás, che è l’editrice del secondo libro, ha cambiato il titolo: io volevo chiamarlo Antropologia de la noche madrileña e lei lo ha chiamato ¡Maldita sea!, ma sono innamorata di Cristina Fallarás e ho acconsentito senza problemi. Le editrici di Honolulu volevano chiamare il mio primo libro No sin mi bici o qualcosa del genere, ma a loro non ho permesso di cambiare il titolo perché Mari Klinski mi sembrava un nome affascinante. Loro dicevano che era un nome stupido e che non rimandava a nulla, ma a me sembra molto carino. Per quel che riguarda i testi gli editor non hanno cambiato niente. Ed è stato meglio per loro.

6) Cosa sta succedendo attualmente nella scena letteraria spagnola? Di cosa si scrive? Secondo te quali sono in questo momento gli scrittori spagnoli più importanti?
Il mio scrittore preferito è Juan Soto Ivars, perché la letteratura spagnola attuale è un po’ una merda. Credo che il catalogo di Anagrama fosse molto buono, ma da quando Herralde ha deciso di vendere la casa editrice a Feltrinelli (la cessione è già iniziata e sarà definitiva nel 2015) non gliene frega più niente di quello che pubblica. Prima, per esempio, il catalogo di narrativa ispanica di Anagrama era piuttosto valido, ma da quando Vila-Matas ha preferito passare a Seix Barral, tutto quello che succede nell’editoria spagnola è diventato esclusivamente una questione di denaro e non si scrivono più buoni libri, eccetto Siberia di Juan Soto Ivars

7) Quali sono le particolarità della tua generazione di scrittori?
La particolarità della mia generazione di scrittori è che siamo tutti dei coglioni e ci interessano di più i «Mi piace» sulla nostra bacheca di Facebook (in realtà ci interessano anche le vendite, ma le vendite sono nulle) che scrivere buoni libri. Inoltre siamo drogati di Instagram e ci piace tantissimo fare foto delle nostre tette e caricarle su internet. Io ancora non l’ho fatto ma dovrei iniziare. La nostra generazione pensa a pubblicizzare se stessa invece di concentrarsi sulla scrittura. Che ci siano relazioni tra scrittori va bene, però si sono creati dei gruppetti assurdi. Si vendono come generazione di scrittori persone che in realtà sono delle merde, non sono niente, sono solo fumo. Tutto quello che stiamo facendo è usare Facebook, nessuno sta scrivendo sul serio.

8) Che influenza ha la letteratura ispanoamericana su di te? La senti meno tua di quella spagnola?
Credo che la letteratura ispanoamericana sia molto meglio di quella spagnola e mi influenza molto di più di quella spagnola perché ne leggo di più. Penso che quello che davvero vorrei fare scrivendo come faccio, cioè velocemente e male, è copiare Rayuela –  Il gioco del mondo di Cortázar, che è scritto con molto ritmo e molto meglio di come scrivo io. Reputo Cortázar uno degli scrittori più importanti e stimolanti, insieme a Bolaño. Tra i giovani, invece, attualmente non c’è nessun autore che mi faccia venire voglia di correre in libreria per comprare il suo nuovo libro.

9) Hai dichiarato che Mari Klinski e ¡Maldita Sea! non sono libri di narrativa, ma di no-fiction. Qual è per te il limite tra narrativa e no-fiction? Come hanno reagito le tue amiche Berlin Vegas e @ateenagewhore (co-protagoniste di ¡Maldita Sea!, in cui assumono una grande quantità di alcol e di droghe e fanno sesso con un numero spropositato di uomini) alla pubblicazione del libro?
Quello che faccio è raccontare cose che mi succedono, ma elevate alla massima potenza: ci metto detto dentro grandi dosi di Nuevo DRAMA[1] fino a quando diventano Alta Letteratura. Le mie amiche Berlin Vegas e @ateenagewhore, che ovviamente non si chiamano così, non lo sanno perché ho litigato con Berlin tre anni fa e @ateenagewhore ha litigato con me due mesi fa, cioè appena prima dell’uscita del libro: dice che il suo ex fidanzato mi ha drogato per scoparmi, anche se in realtà io l’ho visto appena una volta e mi ha solo preparato un caffè.

10) Quali autori ti hanno influenzato maggiormente nello stile e nella creazione delle atmosfere di ¡Maldita sea!? Io ci vedo qualcosa di Valeria Luiselli e di alcuni racconti di Bolaño.
Più che altro ho scritto ¡Maldita sea! perché avevo un profilo di Tuenti, un social network che era molto popolare in Spagna, e ogni giorno raccontavo sulla bacheca quello che mi succedeva: tutto quello che ho fatto è stato andare su Tuenti, copiare i contenuti di questa bacheca e poi riscriverla. Immagino che Tuenti sia stata la mia maggiore influenza nella scrittura di ¡Maldita sea! .

11) Stai scrivendo qualcosa in questo momento?
Voglio scrivere di quanto sono idioti gli uomini. Voglio scrivere il saggio definitivo, perché ho già molte idee. Voglio parlare di uomini improbabili e delle bastardate che fanno alle donne. Scriverò racconti brevi, qualcosa tipo Anversa e Volti nella folla, tutto mescolato, ma stile divorziata. Devo assolutamente scrivere qualcosa, perché se no tutti finiranno col dimenticarsi di me e non metteranno più i «Mi piace» sul mio profilo Facebook.

 



[1] Maggiori informazioni sul Nuevo DRAMA all’interno dell’intervista a Juan Soto Ivars, che trovate alla fine del racconto La parte più calda.

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