Lo stagno delle gambusie

Lo stagno delle gambusie

Autore: Enrico Unterholzner
Casa editrice: Meridiano zero
Pagine: 155

Tra i libri usciti negli ultimi mesi, Lo stagno delle gambusie di Enrico Unterholzner (Meridiano Zero) e Altri giorni, altri alberi di Paolo Caredda (Isbn) sono probabilmente i più singolari. In un momento in cui l’attenzione degli scrittori italiani sembra tutta indirizzata verso il recupero di una memoria storica ancor più che verso saghe familiari e rivisitazioni dell’infanzia, romanzi come quelli di Unterholzner e Caredda destano simpatia e curiosità fin dalla seconda di copertina. Da un lato c’è Geremia, uomo schivo, apparentemente come tanti, sempre ansioso di rintanarsi dietro l’uscio di casa per abbracciare le sue uniche compagne di vita Pamella e Silfantea: una trottola di legno e una zuccheriera della metà del Novecento proveniente da Limoges. Dall’altro c’è una Genova teatro di violenti scontri tra alberi di Natale, ciascuno rappresentante di un quartiere diverso: si sprecano i riferimenti a L’uomo tigre, Ken il guerriero, Tim Burton, Boris Vian. Entrambi i romanzi presentano protagonisti in attesa, impotenti, totalmente in balìa del destino e della natura. Se di Altri giorni, altri alberi c’è senz’altro da sottolineare il coraggio di Caredda, ma anche una narrazione che perde troppo presto di vista il lettore, abbandonandolo a se stesso in mezzo a una trama caotica e a personaggi appena caratterizzati, il discorso per Lo stagno delle gambusie è ben diverso. La bizzarria dell’idea di fondo viene bilanciata da una struttura lineare, da una scrittura secca e precisa. Unterholzner riesce a portare avanti la propria storia servendosi solo di un personaggio: Geremia. Lo fa lavorando minuziosamente proprio sulla caratterizzazione, sui tic e sulle paure, opponendo al mondo reale la costruzione del mondo interiore del protagonista. Un mondo fatto di strambi gesti quotidiani che meritano almeno qualche accenno. Si passa dalla CORRIDOIATA (una corsa sfrenata lungo il corridoio dell’appartamento fino alla finestra aperta del bagno; obiettivo: riuscire a frenare prima di superare col naso il limite della finestra), alla SPARGICOCCOLA (consiste nello spalmare dolcemente una crema sulla zuccheriera Silfantea e dell’olio sulla trottola Pamella), alla PERLUSTRATA (tour della casa strisciando sul pavimento e tenendo in mano le due compagne di vita), a PENZOLASOLDATO (sorta di slalom in mezzo a soldatini attaccati da un filo al soffitto).
Un «circolo di sacralità» ognuna con uno scopo ben preciso. Così, la CORRIDOIATA diventa un mezzo per capire se le divinità sono favorevoli, un insuccesso di PENZOLASOLDATO è il segnale che forze o entità nemiche intendono mettere in pericolo le sue compagne, la SPARGICOCCOLA è un rito propiziatorio della serenità familiare, la PERLUSTRATA rivela qualcosa del futuro.
Geremia sa che Pamella e Silfantea sono vive. Sa che la loro vita è messa in pericolo da un nemico ancora invisibile ma estremamente pericoloso. E sa che la sua missione è quella di proteggerle. Da chi, lui e il lettore lo scopriranno poco alla volta.
Enrico Unterholzner esordisce con un romanzo che, al di là dell’essere riuscito sotto ogni punto di vista, possiede il raro pregio di distinguersi rispetto alle migliaia di titoli ammassati sugli scaffali delle librerie.
Francesco Sparacino
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