Espianti

Autore: Giuseppe Catozzella
Casa editrice: Transeuropa
Pagine: 299
Livio, giovane correttore di bozze di romanzi rosa, annoiato dalla vita decide di fondare una setta segreta di suicidi. Influenzato dalla filosofia occidentale e dalla religione indiana, il gruppo fa proseliti all’interno della stanca e ricca borghesia milanese: avvocati, medici, stilisti, PR. Tra gli affiliati al gruppo c’è anche Lene, una ragazzina di quattordici anni figlia di un funzionario del ministero degli esteri. Livio e Lene instaurano un particolare rapporto che si svolge tra due mondi: quello reale, freddo e distaccato, e quello di Second Life, dove i due si confidano segreti e paure.
La storia principale è intrecciata con alcune telefonate che Livio, dall’Australia, fa al padre di Lene: man mano che si procede con la lettura si apprende che l’argomento è un fascicolo dei servizi segreti. La ragazzina l’avrebbe letto, venendo a conoscenza di un traffico d’organi tra India e Italia: per questo sarebbe stata uccisa dalla mafia indiana.
Tra il cinismo dei suicidi di uomini illustri appartenenti al gruppo, amplificati dai media, il romanzo segue gli spostamenti di Livio da Milano al sud Italia, fino in India, dove si reca con l’intento di trovare informazioni sul traffico d’organi e sull’omicidio di Lene. Qui, ogni anno, la festa religiosa del Kumbh Mela raggruppa più di sessanta milioni di persone. La confusione è talmente grande che migliaia di giovani e bambini vengono dati per dispersi e mai più cercati. Il traffico d’organi si alimenta in questa maniera.
Ispirato da una vera indagine della magistratura sul rapporto tra alcune cliniche nostrane e i trafficanti d’organi indiani, Catozzella, coniugando la tradizione americana del romanzo aggressivo e di inchiesta al nuovo filone italiano del romanzo sociale, riesce a costruire una storia avvincente e narrata con maestria. Notevoli sono le descrizioni dell’atmosfera asfissiante di una grigia Milano e del mondo magmatico, colorato e vorticoso delle città indiane che «ti costringono a misurarti con la parte più infima di te stesso». Proprio in questa porzione di mondo il protagonista di Espianti riuscirà a scuotersi di dosso il torpore e la noia di una vita sempre uguale.
Come Tabucchi in Notturno indiano e come Parise nei suoi reportage dall’oriente, Catozzella riesce a rendere nei minimi particolari l’idea di una civiltà che sfugge alla nostra ragione atrofizzata. Il titolo del romanzo è sia un riferimento al traffico d’organi, sia a coloro che espiano una colpa e, attraverso una catarsi, riescono a trovare dentro se stessi una terza via, un compromesso tra vita e morte, con la rinascita della coscienza. Si può a questo proposito parlare anche di romanzo civile: quello che si legge tra le righe è che il nostro Paese è governato dalla corruzione e dal malcostume e che sta a ognuno di noi intraprendere la difficile via che porta verso una società migliore.
Mattia Filippini
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