La prima volta è sopravvalutata

La prima volta è sopravvalutata. Ma se ne dobbiamo parlare, parliamone. La prima volta che ho sentito il nome di Bob Dylan è stato un po’ di tempo fa. La prima volta che ho sentito il nome di Bob Dylan, lo stava cantando Max Pezzali.


Eravamo strafatti, ma così strafatti che non mi ricordo nemmeno di che cosa. Eravamo sul mio divano, io e Stefania, sul divano del mio soggiorno. In realtà io stavo sul tappeto, sdraiato sulla schiena. Cercavo di far scendere la birra perpendicolarmente dalla lattina che stringevo in mano – e che tenevo il più in alto possibile – alla mia bocca. Era già la terza lattina con cui ripetevo l’esperimento, quindi ero tutto bagnato di birra, circondato da un lago di birra e tossivo birra. Avevamo messo su la videocassetta degli 883 “La donna, il sogno e il grande incubo” ed eravamo arrivati a quel motivetto che fa: «na na na na na na non sei Bob Dylan». Stefania, che intanto era rimasta in mutande e faceva roteare in aria il suo reggiseno, saltava sui cuscini del divano e urlava qualcosa tipo: «Bastardo! Cazzo mi indichi, bastardo? Ce l’hai con me? Lo so che non sono Bob Dylan? E tu chi sei? Chi cazzo sei, minchione di merda?».
Dopo un po’, dato che ero riuscito a raggiungere una certa pace con me stesso, e che avevo tutta l’intenzione di mantenerla, ho chiesto a Ste di darsi una calmata. Ma lei era totalmente fuori controllo, e tra un insulto a Max Pezzali e un saltello sui cuscini, continuava a voltarsi verso di me, con gli occhi innaturalmente spalancati, – forse avevamo preso dello speed o della bamba, o forse lei aveva preso della chetamina e io dell’oppio, non lo so -, insomma, continuava a voltarsi nella mia direzione e a dirmi:  «Ce l’ha con me. Ce l’ha con me. Ce l’ha proprio con me. Cioè, non lo vedi che quel bastardo di Flavio che ce l’ha con me?».
A questo punto ci vuole una spiegazione. Stefania all’epoca era lesbica. Dico all’epoca perché adesso sta con un mio amico, ma – sostiene lei – sono stato io a curarla – lo so che questo modo di vedere le cose da parte di Stefania potrebbe apparire un po’ intollerante, ma bisogna capire che un paio d’anni fa ha fatto un brutto viaggio al campeggio di Arezzo Wave e da quella volta non si è più ripresa del tutto (a proposito, ieri mi ha telefonato e tutta felice mi ha detto che stava facendo la fila per richiedere la pensione di invalidità). Stefania quindi all’epoca era – o almeno credeva di essere – lesbica e, in più, aveva un gruppo di – il genere l’aveva inventato lei – lesbo-flashdance-punk – flashdance l’aveva messo soltanto perché era il suo film preferito. La prima cosa strana del gruppo era che gli altri membri erano tutti maschi etero. La seconda cosa strana era che Stefania oltre a cantare suonava l’armonica. La terza cosa strana era che facevano solo cover di gruppi blues e dei Beatles. Comunque, lasciando stare i particolari superflui,la Stedurante un concerto tenutosi al Chiosco – una specie di pub cantina ultra malandato a nemmeno trenta metri dal nostro vecchio liceo -, a metà di una canzone, era scesa dal palco e aveva baciato, con una slinguazzata più che ragguardevole, tale Silvia Floridia, figlia del maresciallo dei carabinieri, nonché fidanzata storica del già citato Flavio Papapietro – quella sera assente, causa vacanza studio a Bornemouth, Regno Unito. A fine serata, Silvia ela Ste, erano state viste allontanarsi dal locale a bordo dello Scarabeo della Ste ed erano riapparse   solo per l’ora dell’aperitivo al Bar Devil’s, di fronte alla chiesa. Quando Flavio era tornato e aveva saputo di questa storia era andato subito a chiamare il maresciallo Floridia e, insieme, avevano incontrato Stefania – non l’avevano picchiata, ma  erano stati abbastanza minacciosi.
Ora, tornando al mio soggiorno, il caso voleva che Flavio Papapietro fosse la copia sputata di Pezzali e che il livello di alterazione della percezione di Stefania giustificasse almeno in parte la sua reazione. Io, che non avevo proprio voglia di spiegarle la differenza tra la realtà e le sue paranoie, ho deciso di risolvere il mio problema – mantenere la pace con me stesso – assumendo un’ulteriore dose – adesso ricordo cos’era – di quel cocktail di polverine che aveva preparato il mio migliore amico – quello che poi si è messo con la Ste.Drogatomiperbenino in cucina, sono tornato a sdraiarmi sul tappeto. Stefania aveva rimesso Non sei Bob Dylan, al doppio del volume, e continuava a litigare con Max Pezzali. A quel punto, nella mia ritrovata mancanza di lucidità, ho chiesto alla mia provvisoriamente lesbica amica: «Ma si può sapere chi cazzo è questo Bob Dylan? Sarà mica quel coglione che canta Born in the Usa». Chissà perché, quella domanda l’ha fatta smettere di delirare. Mi ha guardato con tenerezza. Poi si è sdraiata su di me e ha perso la sua lesbicità.
Ecco, anche se non dovevo, ho raccontato la mia prima volta
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