Rivolta al parco
di Daniele De Serto

C’è qualcosa di sbagliato nella spinta che mi stanno dando. È evidente che non sono in sincronia con l’altra altalena. E pensare che ho armato un tale putiferio per farmi portare qui al parco. Perché non mi fanno andare a tempo con l’altra altalena?Ma chi poi? Chi è che mi sta dando la spinta? Non ricordo adesso. È che questa bambina a fianco mi acchiappa. È solo per lei che ho fatto i capricci. Sono due giorni che viene al parco e andiamo sull’altalena insieme. Adoro il modo in cui i suoi capelli accompagnano il dondolio. Ha le labbra lucide e una fascia elastica poco sopra la fronte. Poi sembra indifferente a tutto. Guarda fisso in avanti con il mento sollevato mentre disegna traiettorie fantastiche con le punte dei piedi. Estende e piega le gambe ad intervalli regolari. Che poi è quello che mi sta chiedendo di fare mia madre. Ah, è lei che mi sta spingendo allora… Ma io non ho mica capito come devo fare. Sembra dipenda tutto dalle mie gambe. Il fatto che l’altalena non prenda il ritmo sperato dipende da loro? Ma dov’è che sbaglio? Non mi state spiegando bene quando le devo piegare queste benedette gambe. Io pensavo facesse tutto l’altalena. Cos’è questa storia? Così ci faccio una pessima figura, ragazzi. Sento che potrei ricominciare con i capricci da un momento all’altro. Di certo non può andare avanti in questo modo indegno. Mi costringete a creare un diversivo, tipo fingere un mal di pancia e piangere a dirotto o cose del genere. Già sento affiorare dei bei singhiozzetti… Guarda te in che situazione mi sono cacciato, e io che avevo fantasticato di fare avanti e dietro in perfetta sincronia con questa mia nuova conoscenza per tutto il pomeriggio, mi ero figurato pure un finale da solista in cui le davo mostra di quanto in alto potessi arrivare, a toccare quasi il cielo con i piedi, con tale sprezzo del pericolo che non poteva non rimanere incantata. Ieri non c’erano mica stati questi problemi tecnici. Poi non capisco perché questo tipo alto e biondo se la porti via sempre sul più bello. Anche ieri lo ha fatto. Le altalene erano ferme e il biondone parlava con mia madre. Si lamentava delle maestre dell’asilo menefreghiste e col doppio lavoro. Io invece guardavo di sottecchi verso l’altra altalena quando di punto in bianco questa bambina di cui vi parlo se ne esce con un ‹‹buongiorno››. ‹‹Buongiorno››, capite? Mi sa che io non l’ho ancora mai detto ‹‹buongiorno››. Al che io prima ho fatto finta di non sentire e mi sono girato dall’altra parte in direzione dello scivolo di legno. Quello con la struttura a castello e la corda di risalita. Ho simulato un certo interesse verso il movimento di bambini che si organizzava per arrampicarcisi sopra. Poi, in preda a un impeto incontrollabile, le ho allungato Randy. Randy il koala intendo. E lei lo stava per prendere. Stava proprio tendendo le sue manine deliziose verso il mio Randy e che succede? Succede che ti arriva il papàbiondone e se la porta via. Ma dico io, se cominciamo a ingranare non puoi mica metterti in mezzo così! Comunque c’è sempre qualcosa che va storto. In questi tre anni di vita quante volte le cose sono andate dal principio alla fine come volevo io? Quasi mai. Si potrebbero contare sulle dita di una mano se solo qualcuno si fosse già preso la briga di insegnarmi a contare. È normale che poi metta i piedi con tutte le scarpe sotto la fontanella. Cos’altro dovrei fare? Accettare di non aver mai nessun potere decisionale sul corso degli eventi. Ogni volta c’è qualcuno che decide per me, che mette a soqquadro i miei piani. Ad ogni modo ora mi sparo tutto il perimetro del parco in fuga e vediamo se lo scardiniamo questo schema, almeno per qualche secondo. Tra l’altro ormai posso contare sul fatto che l’equilibrio e l’orientamento spaziale nella corsa sono capacità pienamente acquisite alla mia età. Mi spiace per voi ma sono già nella fase in cui posso slalomeggiare tra gli ostacoli senza troppi pensieri. È con la velocità che ancora non ci siamo, non sento la spinta propulsiva giusta nelle gambe. Sono questi sandaletti di merda che non vanno secondo me. Li odio. Bianche le voglio le scarpe. Bianche. Tutti gli altri colori non sono ammissibili. Come diavolo faccio a farvelo entrare in testa? Eppure non dovrebbe essere difficile. Non – Sono – Ammissibili – Altri – Colori. Ci siamo? Ora queste, che sono blu, fanno la stessa fine di quelle di ieri: sotto la fontanella! Devo solo trovare la forza di arrivarci. Il vigore muscoriano. È tutto quello che chiedo. Sento già il fresco scorrere dell’acqua dentro i buchetti, soltanto pochi metri e ci sarà uno zampillare divertentissimo da queste parti. E qualcuno ci penserà due volte a mettermi ancora i bastoni tra le ruote. Evidentemente a quel qualcuno era sfuggito il minaccioso tribale che ho impresso sull’avambraccio. Perlomeno non fate la vigliaccheria di prendermi alle spalle proprio quando sono vicino alla meta. Sono un bambino con una missione, non scordatevelo, lo capite da voi che è ora di rivederli da capo certi modelli pedagogici. Servono punti di rottura! Segnali forti! Per questo devo riuscire ad arrivare a quella maledetta fontanella prima di essere intercettato!

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